lunedì 28 novembre 2011

Le faremo sapere

Siamo qui, uno di fronte all'altra.
Lui, uomo sulla sessantina, capelli sale-e-pepe, stile curato, aria annoiata.
Io seduta davanti a lui, attenta a non incrociare braccia, gambe, piedi e tutto quanto sia incrociabile (princìpi di psicologia del lavoro...) per dare di me l'idea del candidato sicuro, dinamico, aperto.
Lui mi squadra insistentemente occhi-tette, tette-occhi, poi esclama: "Dunque, signooorinaaa, perchè è interessata a questo impieeego?"
Io nel frattempo sto osservando un soprammobile laccato oro a forma di toro rampante (vedi sul Dizionario dei Contrari alla voce "chic") posizionato accanto ad un taglia-carte con manico in pelle e ad un porta-penne in pelle su uno scrittoio in pelle. Ma perchè in questo ufficio è tutto in PELLE? Hanno scuoiato un mandria di mufloni prima che arrivassi io?
Gli lancio un'occhiata e argomento un paio di ragioni nobili che mi hanno spinto lì. Evito di pronunciare le parole "bisogno" e "denaro" per non profanare quel luogo lindo e dorato. Sale-e-pepe mi interrompe: "Maaaa... e la vita privata?". Rimango sul chi va là, basita. "Non capisco", balbetto. Allora lui rincara: "Lei mi capirà... saaaa... sono aaaanni che, tra permessi matrimoniali, lune di miele, gravidanze accidentali e non, permessi di allattamento è un tale via vai di dipendenti, che non si fa in tempo a catechizzarne una che bisogna ricominciare daccapo!" Il toro dorato abbandona la scrivania ed entra nell'arena iniziando a sbuffare. "Duuuunque.... vorremmo avere da lei le opportune garanziiiiie... lei mi capisce... insomma... disposta, ecco... a daaaaarmi la sua parola che non ha alcuna intenzione di sposarsi per i prossimi 5 anni... niente figli, una risorsa dedita al lavoro, senza grilli per il capo, per il bene dell'azienda, saaaa, per essere a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e certi..."

Ecco io, in prima battuta, sarei anche d'accordo, tanto con l'epidemia di Peter Pan che c'è in giro, capirai, non corro alcun rischio. Ma il toro dorato no. Il toro dorato inizia a scalciare, incazzato come un toro, inferocito, la vista annebbiata, e carica a testa bassa e allora anch'io mi incazzo un bel po'. Io che ero rimasta alla mano morta del capo e invece qui a morire sono le tanto decantate pari opportunità.
Tronco il colloquio con alcuni monosillabi di circostanza ed esco trafelata, chiedendomi che cosa significhi oggi essere una donna lavoratrice, camminando a passo veloce con le lacrime calde che mi solcano il viso. Ho proprio bisogno di raccontare a qualcuno il mio improbabile colloquio di lavoro... qui ci vogliono delle alleate, ho bisogno del loro conforto, delle loro confidenze autentiche, del sano chiacchiericcio in versione rosa. Ma al posto dell'empatia, trovo spallucce alzate.
Al posto della solidarietà femminile, incasso dei tristi "così va il mondo" che mi sembra di essere alla mensa della Caritas e svariati "dopotutto c'ha ragione lui", biascicati da schiere di donne in carriera che hanno, nei confronti delle colleghe di lavoro, la sensibilità di un maresciallo dell'esercito.
È proprio vero: il fortino maschilista è difeso da soldati in gonnella.

Immagino di ritornare da sale-e-pepe e alla domanda "Signorinaaaa, come si immagina tra 10 anni?" rispondergli: "mamma."